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2 nov 2013

Ecco i 6 tranelli della nostra mente - Neuroscienze

 
Pensieri che facciamo frequentemente ma che si rilevano errati, ecco i 6 errori del nostro cervello.


E' capitato a tutti di prendere decisioni credendole logiche, ed invece, la situazione non è andata come speravamo. Perchè questo accade?
Come possiamo imparare e migliorare a pensare (ed agire)?
Ecco 6 degli errori più comuni, riportati dalla rivista Business Insider , e come rendersene conto.


1) Circondarsi di informazioni che supportano il nostro pensiero: spesso ci si circonda di persone che la pensano come noi. Se siamo d'accordo con il pensiero di qualcuno, siamo molto più propensi a stringere amicizia con questa persona. Questo ha un senso e significa che in modo inconsapevole noi tendiamo a scartare ciò che è difforme dal nostro punto di vista. Questo ci porta proprio a ritrovarci con persone e informazioni che confermano ciò che già pensiamo. E' chiamato "conferma distorta". Quello che spesso accade da semplici discussioni tra amici, sino a, ad estremizzare, nei gruppi politici.
Un concetto molto simile invece è quello della "illusione della frequenza". In quest'ultimo caso, ad esempio, appena comprata una nuova auto, si ha la sensazione di vederla ovunque. O quando una donna incinta nota altre donne in stato interessante in ogni posto. Oppure ancora quando parliamo di un argomento, tendiamo a ritrovarlo in molte situazioni. Mentre noi crediamo che ci sia realmente un incremento nella frequenza dei fenomeni in realtà è' un meccanismo che scatta quando il cervello seleziona informazioni che ci riguardano, che, appunto, tende a vedere con più frequenza.

2) Credere nell'illusione del "fisico del nuotatore": Un esempio arriva dal libro di Rolf Dobelli, The Art of Thinking Clearly, nel quale l'autore spiega come "I nuotatori professionisti non hanno un fisico perfetto, perchè si allenano in modo intensivo. Piuttosto, loro sono buoni nuotatori proprio grazie al loro fisico. Il modo in cui il loro corpo è disegnato è un fattore di selezione iniziale, e non il risultato della loro attività". Un altro esempio sono gli elevati rendimenti universitari: sono gli atenei ad essere i migliori o semplicemente le università selezionano i migliori studenti, che andrebbero bene a prescindere dall'influenza della ateneo che frequentano? La conclusione di Dobelli su questo tipo di fenomeno è questa: "Senza questa illusione, la metà delle pubblicità non funzionerebbe". Dunque, molto spesso, non è una scuola, un allenamento, o qualcosa di "esterno" ad aiutare lo svilupparsi di una eccellenza, ma, il contrario, è l'eccellenza che, nel suo cammino, trova il modo o le strade, per diventare come tale.

3) Essere dispiaciuti per ciò che si è perso: l'errore ha a che fare con qualsiasi tipo di costo sostenuto (non solo monetario, ma anche di tempo o di fatica) e che non può essere recuperato. Insomma, il prezzo in termini monetari o di tempo che è definitivamente perso. Si tratta della tendenza ad enfatizzare la perdita del prodotto anzichè le possibili alternative. Un esempio? Se dopo aver acquistato un biglietto per il cinema, il film in questione si rivela orribile ci sono due possibilità: la prima è quella di vedere il film fino alla fine, per la sola soddisfazione di non aver buttato via i soldi del biglietto (il fatto di non perdere i soldi, appunto); la seconda è quella di uscire dalla sala e spendere il tempo rimanente in modo più piacevole: logica contro il costo perso, ma che ci fa guadagnare in relax.
4) Prendere decisioni sulla base "dell'effetto ancoraggio": a spiegare questo genere di errore del pensiero è Dan Ariely, un economista comportamentale. Quello che lui chiama "l'effetto di ancoraggio" funziona così: invece che prendere una decisione sulla base del valore assoluto di un investimento (monetario, di tempo, ecc), si opta per il valore comparativo, cioè il valore in rapporto ad un'altra opzione. Un esempio è quello che Dan Ariely ha usato con due tipi di cioccolato: il primo, non di marca, che costava 1 penny al pezzo, l'altro invece di marca che costava 15 centesimi. Considerando la qualità di entrambi, certamente il secondo rappresentava un'occasione e la maggior parte dei consumatori scelse questo. In un secondo esperimento, però, l'esperto usò le stesse barrette di cioccolato, ma abbassò il prezzo di 1 centesimo ciascuna. In questo caso, il primo tipo di cioccolato risultava gratis, mentre il secondo costava 14 centesimi. Naturalmente l'offerta continuava ad essere vantaggiosa per la barretta di cioccolato di qualità, anzi lo diventata ancora di più, eppure la maggior parte della gente scelse la prima.
5) Credere di più alla memoria che ai fatti: la nostra memoria è alquanto fallibile e plasmabile, eppure si tende a privilegiarla rispetto ai fatti oggettivi. Se, ad esempio, si suppone di leggere una pagina di un testo in inglese e poi si chiede se in quella pagina ci fossero più parole che terminano in "ing" o più parole che terminano con la lettera "n" come penultima, la risposta più frequente è che fossero di più le parole con la terminazione "ing". Eppure, la logica vuole che siano di più quelle che terminano con "n" come penultima, come end, hand, ecc. Il motivo è che, essendo più facili da ricordare le prime, si sceglie di affidarsi alla memoria, invece che al ragionamento effettivo.

6) Fare razionalmente acquisti che non vogliamo: quanto volte sarà capitato di tornare a casa dopo aver fatto acquisti senza esserne soddisfatti? Magari perché non si è convinti di ciò che si è comprato o perché si sa già di aver speso troppo per l'articolo in questione. Eppure lo si è pagato, nonostante non lo si considerasse necessario. Si tratta della "razionalizzazione post-acquisto". Secondo questo fenomeno dipende dal nostro desiderio interiore di essere coerenti ed evitare di ritrovarci in uno stato di "dissonanza cognitiva", cioè evitare il disagio che proviamo quando cerchiamo di sostenere due idee o teorie in contrasto tra loro. Nel caso degli acquisti, avremmo bisogno di razionalizzare e giustificare gli acquisti fino a credere realmente che avevamo bisogno di comprare quegli oggetti, in modo che i pensieri combacino con le azioni fatte (ovvero comprare!). La cosa buffa di questo genere è che più giustificazioni si cercano per spiegare il proprio acquisto e più, interiormente, non si è soddisfatti.


Un Saluto a tutti
Gianluca Lo Presti